Sostenibilità ed efficienza: l’azienda specializzata in impianti per pastifici guarda al futuro dell’industria agroalimentare
High Speed Cold Dryer, questo il nome dell’innovativa tecnologia brevettata a livello internazionale da PIM: un sistema di essiccazione alimentare ad alta efficienza che abbatte il dispendio energetico e i tempi di produzione dei sistemi tradizionali.
Il progetto nasce in risposta alle più attuali esigenze di un settore fortemente energivoro come quello agroalimentare, ancora condizionato dall’uso di combustibili fossili e legato a lunghi tempi di lavorazione, se non a discapito della qualità del prodotto lavorato.
Esigenze che nel 2018 hanno spinto PIM, azienda specializzata nello sviluppo di tecnologie e brevetti per la produzione alimentare, ad avviare un’intensa attività di Ricerca e Sviluppo, nata dall’unione di valori etici e know-how.
Spiega Sonia De Bortoli Gazzuola, CEO di PIM: “Da sempre il nostro obiettivo è mettere i nostri Clienti nella condizione di produrre meglio e in modo più sostenibile. Innovazione e riduzione degli sprechi sono temi che orientano il nostro impegno a favore di uno sviluppo in grado di coniugare performance, competitività e tutela delle risorse e dell’ambiente.”
Oggi la rivoluzionaria tecnologia HSCD è il cuore di questo progetto di sostenibilità e rinnovamento tecnologico. Il sistema sfrutta onde elettromagnetiche non ionizzanti combinate, con risultati straordinari in termini di risparmio energetico e sostenibilità ambientale grazie alla significativa riduzione dei tempi di essiccazione e un’importante riduzione degli ingombri.
Inoltre la lavorazione a basse temperature garantisce il rispetto delle qualità organolettiche, nutrizionali e chimico-fisiche del prodotto trattato, con recupero dell’acqua estratta. Il tutto ovviamente in linea con i requisiti legati all’Industry 4.0.
In HSCD i processi di evaporazione vengono attivati in modo istantaneo, agendo in modo mirato solo nel prodotto, con un’essiccazione lineare dall’interno verso l’esterno, senza spreco d’energia per il preriscaldamento delle strutture circostanti, dell’acqua di processo e dell’aria. Questo riduce drasticamente la dispersione di calore, aumentando l’efficienza di processo, con una resa energetica del 96%, contro gli standard dei sistemi attuali che variano tra il 40 e il 60%.
HSCD abbatte insomma il fabbisogno energetico e la dispersione termica, grazie a un processo che esclude definitivamente l’uso di combustibili fossili e risulta alimentabile anche totalmente da fonti rinnovabili, con una significativa riduzione delle emissioni di CO2.
Tabelle – Test di comparazione con metodo tradizionale
Le comparazioni tra i sistemi tradizionali e HSCD dimostrano inequivocabilmente che a parità di capacità produttiva, il sistema HSCD registra consumi nettamente inferiori.
Per essiccare 1 Kg di pomodorini freschi, i sistemi tradizionali impiegano 24-36 ore, lavorando a una temperatura media di 50°, con un consumo energetico di 1,2 kw/h per kg di prodotto fresco. HSDC invece impiega soltanto 4 ore, raggiungendo una temperatura di soli 25-27° C, con un consumo energetico di soli 0,3 kw/h per kg di prodotto fresco.
Dati non dissimili sono stati ottenuti con i funghi, dove i sistemi tradizionali hanno registrato un consumo di 0,8 kw/h per kg di prodotto fresco, contro lo 0,3 kw/H del sistema HSCD.
Se dunque i sistemi tradizionali essiccano a temperature superiori a 50-60° e spesso necessitano di pretrattamenti che blocchino l’ossidazione e la macerazione, HSCD essicca a temperature sempre inferiori ai 42° (100% RAW food), senza necessità di pre-trattamenti, garantendo la salubrità del prodotto e l’assenza di sostanze tossiche che si formano tendenzialmente in prodotti trattati a temperature superiori a 75°.
Il sistema di essiccazione HSCD risponde alle sempre più stringenti esigenze di un approccio più sostenibile e rispettoso, offrendo ai produttori del settore agroalimentare l’opportunità di ottenere enormi benefici derivanti da un sistema di essiccazione ad alta velocità e a bassa temperatura, con tutti i vantaggi relativi alle qualità organolettiche e nutrizionali tipiche di un prodotto artigianale e che, oltretutto, li avvicina ai requisiti del bilancio sociale Agenda 2030.